martedì 14 gennaio 2014

Il Vino della Bibbia

Una recente scoperta di anfore vinarie risalenti al 1700 a.C. ci informa sulle tipologie di vino delle epoche più antiche

di Giampiero Rorato

La scoperta è di quelle che cambiano la storia dell’enologia o, meglio, aggiunge delle nuove, preziose informazioni che migliorano e arricchiscono la conoscenza della storia della vite e del vino e delle tecniche relative alla produzione e conservazione del vino nei tempi antichi. 

Già si sapeva che, almeno fino a qualche secolo fa – a volte anche più recentemente – il vino era sofisticato, quindi non puro, ma come fosse esattamente nell’antichità lo si ipotizzava senza averne chiaramente le prove.

Recentemente, nella parte settentrionale della Terra di Canaan,nei sotterranei di un palazzo della città di Nahariya, nel nord dello Stato di Israele, a metà strada tra Haifa e il confine col Libano, lungo la costa del Mar Mediterraneo e precisamente nel sito archeologico di Tel Kabri, sono state trovate 40 enormi giare vinarie della capacità di circa 2000 litri ciascuna, che risalgono a ben 3.700 anni fa. A trovarle sono stati l’archeologo Andrew Koh della Brandeis University che ha sede a Waltham, nel Massachusetts, circa 15 km a ovest di Boston, a Eric Cline della George Washington University e Assaf Yasur-Landau dell’Haifa University in Israele.

Aperte quelle anfore, sistemate in un vano adibito a deposito di forma rettangolare (7,5 x 4,5 metri circa) e assaggiato il vino, tutto della stessa tipologia, quegli archeologi e poi altri esperti americani hanno trovato che si trattava di un vino molto complesso, con sapore di menta, cedro, miele, resina e cannella. Dentro il vino c’erano dunque  miele, cannella e vari tipi di frutta ed erbe aromatiche, sia per rendere più dolce il vino. Successivamente, analizzando i residui organici di cui sopra, sono state trovate tracce di acido tartarico e acido siringico, oltre a residui di miele, menta, cannella, resine e bacche di ginepro, usate in quei lontani tempi oltre che come dolcificante, come conservanti del vino stesso per combattere i batteri nocivi, una miscela che veniva suggerita nell’antico Egitto per la produzione di vini terapeutici (medicinali).

Che Gesù alle nozze di Cana abbia bevuto questo tipo vino? Quello trovato risale a ben 1700 anni prima di Cristo, quando ancora il territorio non era occupato dai figli di Giacobbe e dai loro discendenti, per cui la domanda resta senza una precisa risposta, anche se si sa che anche ai tempi di Gesù si amava il vino dolce. Infatti anticamente i vini erano tutti dolci, piacevano così e si riusciva a conservarli, come ci è confermato dai più antichi vini prodotti nel Mediterraneo. Si pensi, per esempio, al Moscato di Pantelleria.

Il vino di Esiodo

Il poeta greco più antico, vissuto all’inizio del 7° sec. a.C, Esiodo, così insegnava agli agricoltori suoi contemporanei come produrre il vino:

Quando Orione e Sirio son giunti a mezzo
del cielo, e Arturo può esser visto da Aurora dalle dita di rosa,
o Perse, allora tutti i grappoli cogli e portali in casa.
Tienili al sole per dieci giorni e dieci notti;
per cinque conservali all'ombra, al sesto versa nei vasi
i doni di Dioniso giocondo.

Questo passo, tratto dall’opera sua più famosa, “Opere e giorni”, ci dice che 2.700 anni fa i vignaioli  faceva appassire l’uva prima di pigiarla, ottenendo un vino naturalmente dolce. In verità questo vino passito, molto dolce, veniva poi aggiunto al vino base, ottenendo comunque un vino dolce (questo metodo si usa ancor oggi in diverse parti d’Italia).

Il vino ora scoperto, prodotto mille anni prima delle indicazioni del poeta Esiodo, fa risalire a molto più indietro le nostre conoscenze enologiche.

È vero che qualche anno fa è stata scoperta in Irak un’anfora contenente dei residui di vino risalenti a 6.000 anni fa ed anche in quel caso il liquido contenuto nell’anfora non proveniva solo dall’uva, ma anche da altra frutta, tuttavia una cantina ricolma d’anfore ripiene di vino come quella israeliana non era mai stata ancora trovata.

Dalla Georgia ai nostri giorni

Gli studiosi ritengono che la terra originaria del vino sia tra la Georgia e l’Armenia, come racconta la Bibbia a proposito di Noè che, sceso dall’arca al termine del diluvio, piantò un alberello di vite, facendo diffondere in quei luoghi, sul versante settentrionale del Monte Ararat, la vitivinicoltura.  

In quei tempi preistorici, come ricordano gli studiosi, al mosto venivano normalmente aggiunte spezie e frutta, come conservanti e aromatizzanti e anche come antisettici proprio come il vino trovato a Nahariya. Gli Assirobabilonesi, a loro volta, aggiungevano miele e mosto cotto per bloccare la fermentazione e lo facevano coscientemente per conservarlo a lungo, visto che così operando bloccavano la fermentazione e rimaneva dolce.
In altre aree si aggiungeva al mosto o anche al vino già fermentato delle susine mature, poi albicocche, pere, mele e la recentissima importante scoperta ce ne dà ampia conferma.


È comunque di straordinaria importanza la scoperta di queste 40 grandi giare vinarie che ci conferma non solo che il vino ha una storia plurimillenaria che meriterebbe conoscere meglio, ma che la vite era diffusa in tutto il Vicino Oriente alcuni millenni prima di Cristo, anche se poi, in alcuni Paesi questa pianta straordinaria è stata sradicata e distrutta dai seguaci di Maometto.